FAQ implantologia
Che cos’è un impianto?
L’impianto è una vite di titanio ad altissima tecnologia, che viene posizionata chirurgicamente nelle ossa mascellari al fine di sostituire una radice dentaria mancante. Viene utilizzato per sostituire elementi dentari perduti, singoli o multipli, oppure denti che non si sono formati, (come nel caso delle agenesie dentarie) oppure per dare ritenzione e stabilità alle protesi totali.
Tutti i pazienti possono fare implantologia?
Le controindicazioni assolute all’implantologia sono davvero molto rare. E’ necessario in ogni caso eseguire una anamnesi (= raccolta di informazioni mediante il colloquio con il paziente) molto accurata per valutare la lo stato di salute generale del paziente ed eseguire un esame clinico (= visita) e tutte le indagini diagnostiche (radiologiche e di laboratorio) del caso per inquadrare correttamente il paziente e pianificare un regolare svolgimento dell’intervento chirurgico e delle successive fasi riabilitative.
Un impianto può andare incontro a “rigetto”?
Assolutamente no. Si parla di rigetto quando il sistema immunitario di un paziente rifiuta un organo trapiantato, perché lo identifica come corpo estraneo. Questo meccanismo è dovuto a delle molecole di riconoscimento che si trovano sulla superficie delle cellule dell’organo trapiantato e che sono peculiari per ogni soggetto. Nel caso dell’impianto dentale questo meccanismo è del tutto assente, in quanto il titanio è un materiale biologicamente inerte che non stimola in nessun modo il sistema immunitario.
Gli impianti hanno sempre successo?
Un impianto dentale può andare incontro ad insuccesso – precoce o tardivo – nel caso di una pianificazione chirurgica o protesica non corrette, un mancato rispetto delle norme di asepsi durante l’intervento, una mancata osteointegrazione, un sovraccarico occlusale, o – in fase più tardiva – una perimplantite (= malattia parodontale che colpisce i tessuti di supporto dell’impianto). Tutte queste evenienze sono minimizzate da una corretta pianificazione e dal rispetto di rigidi protocolli operativi, nonché dall’inquadramento del paziente in un programma di mantenimento di elevati standard di igiene orale. In presenza di questi requisiti la terapia implantologica ha percentuali di successo prossime al 98% dei casi.
Quanto tempo bisogna aspettare dopo l’estrazione di un dente per poter inserire un impianto?
Dopo l’estrazione di un dente è possibile in alcuni casi inserire un impianto immediato (= il giorno stesso dell’estrazione), un impianto precoce (= dopo 4-6 settimane, alla guarigione dei soli tessuti molli), oppure un impianto tardivo o convenzionale (= alla guarigione completa del sito di estrazione, dopo circa tre mesi). L’impianto convenzionale, inserito a tre mesi dalla estrazione dentaria, è la soluzione di scelta nella maggior parte dei casi, in quanto permette di agire in sicurezza: il sito non presenterà difficoltà anatomiche dovute alla forma dell’alveolo dentario (= cavità dove risiedeva il dente), e qualsiasi infezione/infiammazione associata al dente estratto sarà stata correttamente trattata e risolta. Inserendo l’impianto in una sede completamente guarita inoltre si minimizza la possibilità di avere una insufficiente stabilità primaria (= immediata) dell’impianto, che ne potrebbe compromettere l’integrazione. L’impianto viene inserito contestualmente alla estrazione o poche settimane dopo quando sia strettamente necessario o consigliabile per ragioni specifiche di natura estetica o di timing protesico, e qualora non comporti rischi particolari. In tutti gli altri casi la terapia di scelta è quella convenzionale, che prevede la inserzione dell’impianto ad almeno tre mesi dalla estrazione. Ovviamente sarà cura dell’odontoiatra curare l’aspetto del sorriso del paziente, provvedendo a sostituire il dente mancante fin dal giorno dell’estrazione con un elemento protesico sostitutivo che ripristini da subito estetica e funzione.
Se non ho un volume di osso sufficiente per inserire gli impianti come posso fare?
In alcuni casi il volume osseo presente a livello del sito dove mancano i denti (= sito edentulo) non è sufficiente in spessore e/o in altezza all’alloggiamento di impianti di dimensioni tali da poter sostenere i denti mancanti. Esistono tecniche avanzate di rigenerazione dell’osso, in senso orizzontale e verticale, che presuppongono grande esperienza e abilità da parte dell’operatore, ma che – se correttamente eseguite – permettono il ripristino di volumi ossei sufficienti a riabilitare correttamente il paziente, nella pressochè totalità dei casi. Queste tecniche sono riconducibili alla Guided Bone Regeneration (GBR)= Rigenerazione Ossea Guidata, che permette, mediante l’uso di membrane riassorbibili o non riassorbibili, aumenti della cresta ossea in senso orizzontale e verticale, fino a raggiungere le dimensioni volute. Esiste inoltre la tecnica di Sinus Lift = Rialzo del Seno Mascellare che permette di allontanare mediante procedure rigenerative del tutto sicure e predicibili il pavimento mucoso del seno mascellare (una cavità aerea paranasale pari e simmetrica, presente nelle ossa mascellari posteriori) dal sito implantare, in alcuni casi contestualmente all’inserimento degli impianti. Una ulteriore possibilità immessa recentemente sul mercato per venire incontro alle esigenze dei pazienti che presentano un volume osseo ridotto in senso verticale sono gli impianti corti, che compensano la ridotta lunghezza con un diametro aumentato e una sofisticata tecnologia di superficie. Essi permettono comunque di sostenere ampie strutture protesiche e sostituire così i denti mancanti in aree con ridotto volume osseo verticale, senza ricorrere a procedure rigenerative e quindi con una invasività chirurgica pressochè nulla. Considerando tutte le possibilità sopraelencate, allo stato attuale delle conoscenze e delle tecniche, sono pochissimi i pazienti che devono rinunciare alla possibilità di inserire impianti per limitazioni anatomiche.
Prima di inserire un impianto è sempre necessario fare una rigenerazione dell’osso?
Assolutamente no. Ci sono casi in cui il sito edentulo ha mantenuto naturalmente un volume osseo in altezza e spessore tale da permettere l’inserimento di un impianto di dimensioni adatte per quel sito. Inoltre, se anziché trovarci di fronte ad un sito già edentulo ci troviamo il dente da estrarre ancora in sede, è possibile riempire subito dopo l’estrazione l’alveolo dentario (= cavità dove prima si trovava il dente) con un materiale rigenerativo osteoconduttore, secondo i principi della socket preservation (=preservazione alveolare). Questa procedura riduce al minimo la contrazione delle pareti ossee che fisiologicamente fa seguito ad una estrazione dentaria, e spesso rende non necessaria alcuna procedura rigenerativa all’atto dell’inserimento dell’impianto. Per questo è importante che anche le estrazioni dentarie vengano effettuate da un professionista che abbia bene in mente i principi di minima invasività chirurgica e le procedure da seguire per minimizzare la necessità di terapie rigenerative complesse successive.
Come si svolge l’intervento di implantologia?
Un intervento di implantologia singola (per sostituire un solo dente) in un sito che presenta un volume di osso sufficiente dura pochi minuti. Non è assolutamente doloroso, neanche nel postoperatorio. Viene svolto in anestesia locale, la stessa che si usa per la cura di una carie. Prevede 2 o tre punti di sutura e qualche accortezza nell’alimentazione e nell’igiene nei due giorni immediatamente successivi. Le raccomandazioni vengono spiegate dettagliatamente al paziente quando lascia lo studio. L’intervento può assumere complessità crescente qualora sia necessario riabilitare una intera arcata, o sia necessario effettuare ampie rigenerazioni dell’osso. In tal caso i tempi della chirurgia si possono allungare fino alle 2-3 ore.
Dopo l’intervento come mi devo comportare?
Qualche ora di riposo di solito è necessaria dopo l’intervento. L’intervento è assimilabile a qualsiasi altro intervento odontoiatrico minore (come ad esempio una estrazione dentaria o un intervento di chirurgia parodontale). Nei primi giorni dopo la chirurgia implantare, fino alla rimozione delle suture, i denti naturali devono essere spazzolati normalmente e la zona della ferita chirurgica invece va semplicemente detersa e disinfettata con antisettici a base di clorexidina. Una alimentazione morbida e fredda nei primi giorni è consigliabile. La terapia farmacologica va seguita con attenzione, secondo le indicazioni del medico. In ogni caso, il paziente quando viene dimesso riceve informazioni personalizzate secondo il suo caso clinico, che deve curare nei giorni successivi l’intervento (terapia farmacologica, procedure di igiene orale, alimentazione, accortezze specifiche) e lo Studio assicura un servizio di reperibilità postoperatoria per qualsiasi dubbio o difficoltà.
Dopo l’intervento potrò subito avere i denti fissi?
In alcuni casi si. E’ possibile realizzare una protesi fissa (dente singolo, denti multipli, una intera arcata dentaria) nella stessa seduta in cui sono stati inseriti gli impianti. Il paziente entra in studio con un sito/ un’area/un’arcata edentula ed esce con un dente/un ponte/una protesi fissa, solidarizzata agli impianti appena inseriti. La procedura del cosiddetto carico immediato (= posizionare la protesi dentale sugli impianti subito dopo l’intervento) permette di avere i denti fissi a poche ore dall’inserimento dell’impianto/degli impianti. E’ un protocollo terapeutico che ha dimostrato di essere fattibile e privo di rischi importanti, qualora sia applicato correttamente. Si tratta però di una procedura delicata che richiede alcune considerazioni: l’impianto appena inserito nell’osso ha una stabilità che viene definita stabilità primaria, puramente meccanica e dovuta all’avvitamento delle spire implantari nell’osso. Tale stabilità è transitoria, e va scemando nelle settimane successive all’intervento, fino a raggiungere il momento di maggiore debolezza dell’interfaccia impianto-superficie ossea nativa a tre settimane dall’intervento. Fortunanamente nel frattempo si va via via stabilendo una stabilità secondaria, dovuta alla integrazione biologica dell’impianto nella sua compagine ossea ad opera di cellule osteoproduttrici, che depongono matrice ossea sulla superficie dell’impianto, secondo un processo definito di osteointegrazione, che richiede almeno 8-12 settimane. Durante la fase di osteointegrazione l’impianto non è ancora pronto ad eseguire la sua funzione in modo completo, sostenendo i carichi masticatori come un dente naturale. Pertanto qualora si scelga di applicare il carico immediato, è necessario proteggere gli impianti appena inseriti da eccessivi carichi masticatori e dalle forze occlusali di tipo eccentrico, secondarie cioè a movimenti laterali della mandibola. Questo viene fatto mediante sofisticate tecniche di progettazione protesica e successivo aggiustamento occlusale, che permettono la minima sollecitazione meccanica possibile degli impianti nelle prime settimane, pur mantenendone tutti i vantaggi estetici.
La tecnica del carico immediato è particolarmente indicata nella riabilitazione completa dell’arcata inferiore e, in minor misura, dell’arcata superiore. E’ meno indicata per i denti singoli, a meno che non si trovino nei settori delle due arcate a più alta valenza estetica, cioè nell’area da premolare a premolare. In questi casi specifici si può prendere in considerazione il carico immediato anche per gli elementi singoli, tenendo presente però che il dente va completamente scaricato dall’occlusione e che il paziente deve seguire una alimentazione morbida per diverse settimane, per permettere l’osteointegrazione dell’impianto. Va però sottolineato che non sempre vi è l’indicazione per questo tipo di procedura, in quanto in alcuni casi i rischi (di mancata osteointegrazione e perdita dell’impianto) superano i benefici. In ogni caso, anche in quei casi in cui il carico immediato non sia consigliabile o si riveli un inutile rischio, il paziente sarà riabilitato con dispositivi protesici provvisori – preferibilmente fissi – che gli permettano di mantenere una buona estetica e funzione anche durante tutta la fase di osteointegrazione. Sarà cura dello Studio studiare la soluzione protesica più confortevole e idonea per ogni singolo paziente, affinchè possa mantenere durante tutte le fasi del trattamento estetica, funzione e sicurezza nei rapporti interpersonali
Che tipo di riabilitazione protesica è possibile realizzare sugli impianti?
Appoggiandosi su impianti correttamente inseriti e osteointegrati è possibile realizzare qualsiasi tipo di protesi, per risolvere qualsiasi tipo di edentulismo (= mancanza di denti): dal dente singolo alle edentulie multiple, fino alla sostituzione di intere arcate dentarie. In quest’ultimo caso è possibile realizzare protesi fisse completamente “dentali” (= che sostituiscono solo i denti) in presenza di volumi ossei e mucosi ben conservati, oppure protesi fisse “ibride” (= che sostituiscono i denti mancanti ma correggono anche il lieve deficit anatomico esistente) in presenza di volumi ossei e mucosi solo parzialmente conservati, oppure protesi mobili totali (= che sostituiscono i denti e i volumi ossei perduti) ancorate meccanicamente agli impianti mediane dispositivi maschio-femmina che permettono al paziente di rimuovere da solo la protesi, pur essendo quest’ultima dotata di grande ritenzione e stabilità durante la funzione.
Quanti impianti sono necessari per riabilitare una intera arcata dentaria?
Questo dipende dal tipo di protesi che si progetta, e dai volumi ossei disponibili, che vanno accuratamente valutati mediante indagine radiografica. In ogni caso, per realizzare una protesi fissa che sostituisca tutta l’arcata superiore spesso è sufficiente inserire 6 impianti, mentre per l’arcata inferiore possono essere sufficienti 4 impianti. Sarà cura dell’odontoiatra curante discutere con il paziente tutte le soluzioni possibili per scegliere insieme quella più idonea al caso specifico.
Quanto dura una protesi su impianti?
Non vi sono limiti potenziali alla durata di una riabilitazione protesica su impianti. Per quanto l’implantologia sia un’acquisizione relativamente recente nell’ambito delle terapie odontoiatriche, vi sono ormai dati in letteratura che confermano l’ottima prognosi di protesi su impianti a medio e a lungo termine. E’ assolutamente plausibile che una protesi ben eseguita, su impianti correttamente posizionati e osteointegrati, in un paziente che cura la propria igiene orale ed effettua visite regolari di controllo possa durare tutta la vita.